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POESIE

La dedica

Proprio poiché amo la Poesia, sono il primo a considerare i libri di poesia noiosi e stucchevoli.
  Per come la vedo io, funziona come con lo zucchero: è altamente energetico e arricchisce il gusto, ma solo a patto di non eccedere con le dosi - altrimenti ti manda dritto-dritto in coma insulinico.
  Ragion per cui ho pensato di inframmezzarne un po' nella mia prosa, in maniera tale da non renderle pesanti. Anzi, al contrario, così facendo esse spiccano - dimostrando anche a chi non avrebbe mai aperto una raccolta di poesia quanto essa sia in grado di far volare le parole e innalzare i pensieri e il Sentire.
  Come mai allora ben presto ho smesso di scrivere poesie?
  È presto detto: perché una poesia è una canzone senz'ali (cfr. cap. 33). E difatti sarebbe più corretto affermare che la mia "vena poetica" è spontaneamente confluita in quella lirica, come appunto dimostrano (io almeno me l'auguro :-) le liriche delle mie canzoni, sinolo inscindibile di poesia e Musica.
  Queste raccolte rappresentano il "cosa fatta capo ha" che dimostra come il me di oggi contenga quello del passato, ma non vicersa.

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IL VISITATORE DELL'ACCIDENTALE (antologia di 160 pagine, tascabile, €12 - vedi anche l'edizione economica)

Quest'antologia compendia le versioni rivedute e corrette delle migliori poesie che scrissi fra il 1992 e il 1995, prima cioè che la "vena poetica" confluisse spontaneamente in quella lirica (dal '96 in poi, solo testi di canzoni).
  Include alcune delle poesie menzionate nel Libro (le rimanenti puoi trovarle nella raccolta qua sotto), e le migliori tratte dalla raccolta incompiuta "Il visitatore dell'accidentale" (che ho conservato quale sotto-titolo).
  "Commentare una poesia è come mettere i ferri di cavallo a una farfalla", ragion per cui mi limiterò a dire che le considero la sublimazione delle pene d'amore e crisi esistenziali di quegli anni - i cui riflessi, increspature nel lago della vita, sono giunte fino ad oggi e mi accompagneranno nel corso di tutto il resto della mia vita.
  Perchè dal canto del cigno del primo Amore, e dalle sconfinate solitudini di un'anima che non si riconosce nell'epoca in cui è nata a vivere, talvolta si levano eterni flussi di coscienza intrisi di Sentimento ("Elisir d'Eterno Amore", "L'altra metà", "Mi Ami?", "I confini dell'Amore") e di Misticismo (fra le tante, menzionerei "Piove", ma soprattutto "Le montagne della luna" - che considero il mio CapoLavoro in fatto di Poesia).
 

CURIOSITÀ: il titolo dubitativo ("POESIE?") deriva dal fatto che, come peraltro spiego nel Libro, mi occorsero non mesi ma anni per anche solo accettare di classificarle come poesie. E ci riuscii soltanto dopo aver appurato che la parola "poesia" deriva da un verbo greco che significa banalmente "produrre" - risultando pertanto neutra, del tutto scevra da qualsivoglia velleità "da vate" (detesto, e anche con una certa ferocia, quelli che amano definirsi poeti anzichè tuttalpiù tollerare questa definizione loro malgrado).
Vedi anche il restauro e la realizzazione della copertina.

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Un pezzo da collezionisti dedicato ai fan del Libro: in un unico volume , le ri-edizioni integrali restaurate delle raccolte:

  • "100 squarci nell'anima" (da cui sono tratte 24 delle poesie menzionate nel Libro)
    Le mie prime cento poesie (21/9/1992 ~ 31/5/1993), che donai ad "Alessandro" il 3 Giugno 1993.

  • "Nel regno dell'ombra" (da cui sono tratte 6 delle poesie menzionate nel Libro)
    Le 63 poesie nate fra il 2/6/1993 e il 26/12/1993, l'intero "periodo caldo" del Libro.
Qui si trovano le "poesie minori" (quelle cioè che non hanno superato la cernita che ha portato alla raccolta ufficiale) e le versioni originali di alcune che ho successivamente riplasmato nel corso degli anni.

CURIOSITÀ: la dedica di "100 squarci nell'anima" è un rebus: "to the one" "eye"-low, ovvero: "A colui che Amo".
Inoltre la copertina bianca e nera, due lati di un unicum, richiama ovviamente il Tao. Così come le scritte sulla costa - dove il titolo è rovesciato sia per renderlo leggibile quando è "in sincrono" col lato del suo colore, sia per differenziarlo da "Il visitatore dell'accidentale" qualora i due volumi venissero affiancàti sul medesimo scaffale.
Vedi anche il restauro.

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ALCUNI ESTRATTI


“SENTIMENTO”
 

“MISTICISMO”

ELISIR D'ETERNO AMORE
Vorrei fare di te la giustificazione
di ogni respiro che rubo al vento;
il mio alibi per ogni raggio di sole
che i miei occhi
socchiusi
sottraggono a un fiore.
Vorrei privare lo Zefiro
dei suoi profumi primaverili,
strappare all'aurora quei deliziosi colori,
e da cento muschi e cento licheni
distillare lacrime di tremula rugiada.
Vorrei svegliare l'antico alchimista
dal suo millenario eremitaggio.
E affidargli il bottino di tanto ricercare.
Affinchè la sua recondita magia
li mesca in una pozione portentosa,
che tu ed io si possa centellinare
lungo la vita intera:
rinnovando giorno per giorno i sentimenti,
insegnando giorno per giorno
cosa significa
e quanto è dolce
Amare.

L'ALTRA METÀ
Vorrei intingere le mie labbra nelle tue,
attizzare ancora una volta in noi
il fuoco rubìno ebbro di passione,
scivolare
assieme a te
nel gioco maliardo della sensualità innocente:
bere vino ed essere bevuto divinamente,
masticare la vita e farmi agguantare il cuore
da una carezza leggera,
respirare schegge di cielo
e sprizzare dolce
tenera
pura
sorprendente
mite intimità.
Rapìto da uno strano
ed irresistibile
anèlito del tempo,
giaccio ansimando aliti flebili,
ancor vividi e all'erta tutti i sensi miei.
Questa notte è accaduta una cosa,
strana e meravigliosa:
ho sdoppiato e perso di vista me stesso,
e ora cerco (e ritrovo) in te
l'altra metà del mio Sè.

MI AMI?
Non potevi costringermi
in un anfratto più insidioso,
in un dubbio più cieco,
in un circolo più vizioso
con altra domanda che “Mi ami?”.
Amo il vento spettinato
e la primavera;
amo il cielo terso
e il volo planato del falco;
amo il mare,
rugoso di sale;
amo lo svettare candido dei monti,
la solidità della roccia dei picchi;
amo tutta quanta l'infinita bellezza
che mi circonda,
che mi inonda..
amo lo spumeggiare della vita..
Ma non “amo”
te.
Però
senza di te
sarei una notte senza stelle,
un cielo senza nuvole,
una melodia senza suono,
un angelo con le ali tarpate
decaduto nemmeno negl'Inferi,
ma nel Vuoto Immenso e Microscopico.
Però
senza di te
non avrei più aria da respirare,
non avrei più occhi per ridere
e neppure per piangere.
Non ho che sintomi, da balbettarti:
la malattia che affligge il cuor mio
non ha
nè puo avere
nome.
E se tu la chiami “Amore”,
beh..
allora sì:
ti Amo.
Gridandotelo dal profondo di ogni atomo
che mi dà Energia e Vita.

I CONFINI DELL'AMORE
Io appartengo a te.
Tu appartieni a me.
E non dirmi quali sono i confini dell'Amore:
non prima di avermi indicato
tra le mille sfumature dell'alba
quale separa la notte dal giorno.

 

PIOVE
Piove.
Chiudo gli occhi ed esco dal tempo.
Che differenza fa,
se sono sdraiato su un letto nel 1994
o su un covone di paglia nel 1492?
Che differenza fa,
se lo scrosciare delle gocce d'acqua
proviene da fuori una casa
o una grotta?
L'uomo è uno:
le stesse domande,
le stesse preoccupazioni,
la stessa impotenza
prostrata ai piedi dell'Eterno..
Mi dicono che sto oziando
- e loro intanto corrono
nel loro “dover far qualcosa”.
Mi dicono che dovrei essere altrove
- e dove?
Sasso:
pietra, più che uomo.
Pianta,
che immobile si disseta.
Animale,
che raggiunta la tana si accuccia
per ascoltare piovere.
Nessun orologio,
salvo quello naturale in me:
sto solo aspettando il sole,
nella mia urna di silenzio.
Non dormo:
ascolto.
Divenendo io stesso suono
che avvolge la natura.
Che ora era,
quando ho iniziato ad ascoltare la pioggia?
E chi ero?
Non importa.
Non m'importa più.
Piove.

LE MONTAGNE DELLA LUNA
alla ricerca delle sorgenti del Grande Fiume

Soffro di mal d'Africa per una terra remota,
una landa lontana di un altro pianeta,
mille mondi e un sospiro distante da qui.
Qui,
dove strane tribù nomadi mi alitano sul collo.
Qui,
dove Ieri Oggi e Domani
cavalcano la medesima nostalgia.
Vi è un abisso,
fra il mio anelito d'essere,
e la loro fame di apparire.
Ed uno iato incolmabile,
fra questo “me” e la mia reale natura.
Inghiottito nel baratro
che non conosce fondo
delle parole,
frastornato dalle menzogne del tempo,
prigioniero d'uno spazio esiguo,
ed affamato di un cibo introvabile.
Chi son io?
E perchè giaccio qui?
Scongiuro le stelle
in questa parvenza di notte,
ma la strada per casa
è da lungo tempo smarrita.
Un sommesso singulto di solitudine
vien trascinato via dal vento,
e questo esploratore vagabondo ch'io sono
volge la sua coscienza al sonno iperboreo,
ove i ricordi l'annegano
nelle sempiterne acque placide dell'Oblio.
La notte chiude un ciclo,
e domani sarà il nuovo giorno:
quale condanna,
quale indicibile crudeltà,
quale penoso strazio!
E avanti così:
“Barra tutta a dritta, capitano!”,
mi sprona il mozzo.
Non c'è naufragio che tenga:
questo viaggio non avrà mai fine.
Mai veramente.
Scivoliamo via
nel risucchio dei giorni senza meta,
nel gorgo delle promesse
per la bugia spietata ed antica
di un domani migliore,
nella risacca delle onde del mare
che pullulano di infiniti messaggi
in altrettante bottiglie abbandonate ai flutti..
..ma poi tutto si perde
in un oceano di silenzio,
tutto quanto si scioglie come neve al sole.
Il Tutto si rimescola al Nulla,
come il canto delle cicale
nell'aria viscosa
di un'altra inutile notte d'estate.
Un breve singulto.
Un tremito al sole.
E poi -
tutto quanto il mondo..
tace.

YIN
 
YANG

IL RESTAURO

PERCHÈ

Giuro che non l'avrei mai immaginato: non solo di rendere pubbliche le mie poesie, ma anche soltanto di ri-metterci mano.
  Le davo per "morte e sepolte": vecchie fotografie della mia anima, da lasciare ingiallire in un cassetto - nella speranza che ciò fosse sufficiente a dimenticare tutto ciò che esse testimoniano.
  Invece, nella fase di documentazione del Libro, dal momento che non tutte erano incluse nel meglio-di che nel frattempo avevo messo sul sito, mi è toccato mio SOMMO malgrado andare a ripescarle tra i files che avevo importato su PC dal mio vecchio computer.
  E, com'era già accaduto con i miei altri lavori "minori" ("Gentlemen losers", poi The MindWeb e Game Over, infine Technophobia e pure Riso giallo), ho deciso di riesumarle nell'àmbito della Operazione Tiriamo I Remi In Barca - sì, insomma: la ricapitolazione filologica dei Lavori di una vita intera, saccheggiando i miei "sogni nel cassetto" (proprio il mitico "terzo dall'alto sulla sinistra" di cui parlo nel Libro).

COME

IMMAGINI

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LA COPERTINA
Il simbolo (circondato dal titolo: "Il visitatore dell'accidentale") ovviamente è quello del Tao. Già più sottile osservare come siano gli elementi stessi, a raffigurare alla perfezione il concetto di interpenetrazione fra Yin e Yang: la sabbia del bagnasciuga infatti è terra umida (dunque con tracce di Elemento Acqua), e nell'acqua di mare sono disciolti cristalli di sale (appartenenti all'Elemento Terra) - che poi è la ragion d'essere dei "pallini" (il bianco nel nero e viceversa).
  Peraltro, qui ancor più che nel simbolo originale del Tao, risulta evidente come essi siano "così vicini, così lontani" - e separàti proprio dall'Eterno Divenire, così ben simboleggiato dai flussi e riflussi della marea, che poi finisce con lo spazzare via tutto. (Vedi la nota canzone "ho scritto t'amo sulla sabbia" o - assai più indicativamente - la mia "Labbra di sale" che era dedicata alla stessa persona cui si rivolgevano queste poesie.)
  Ma è soltanto aprendo il volumetto che la scena si rivela nella sua completezza: il simbolo del Tao è fissato/sorvegliato da un televisore solitario, in cui m'imbattei l'anno scorso fuori dalla stazione di milano Greco-Pirelli.
  Fotografandolo da altezza-formìca, aveva un che di totemico e quasi orwelliano - e quel suo essere "relitto", e palesemente fuori luogo, fa senz'altro di lui un degno "visitatore dell'accidentale" (appunto, il titolo dell'antologia).
  Ho soltanto aggiunto (sui quattro lati) delle dissolvenze in bianco che si estendono fino al televisore stesso, ammantandolo in una sorta di nebbiolina tenace che appunto "sfuma la realtà": se hai visto Matrix, fai bene a pensare al programma "struttura" (l'infinita distesa bianca a cavallo tra il mondo reale e quello di Matrix).
  E se la densa foschia rende "quel nonsochè di immateriale" che sta alla base dell'atmosfera delle poesie (chi fra voi ha già letto il Libro, giàssà ;-), mancava qualcosa che esprimesse l'aspetto cupo delle suddette: la cosa più ovvia era pertanto scurire l'immagine.
  Anzichè farlo in maniera uniforme, però, ho scelto di applicare un cono di luce "divina" - che solo apparentemente si riversa sul televisore: in realtà, se ci fai caso, si tratta soltanto di un trabocchetto visivo "alla Escher", perchè il flusso luminoso a ben vedere è orientato verso il lettore.
  Specie quando guarda il retro del libriccino, ponendosi pertanto in relazione non più col simbolo del Tao (che a quel punto sta sul retro) ma col televisore stesso - che, come acutamente ha osservato un amico, rappresenta "colui che trasmette le immagini" (chi scrive, vedi nota sottostante) e non il fruitore delle medesime (chi legge).
  Ma la Luce dall'Alto benedice entrambi.
  Riassumendo: la copertina di fronte è perfettamente bilanciata fra luce e oscurità, il simbolo spicca, e l'effetto scenografico nello spalancare il volumetto e trovarsi il televisore che completa la scena mi pare davvero straordinario.. ma ovviamente "ogni scarrafone è bello a mamma sua". ;-)

NB: la mia concezione di Arte è quella greco-classica, e cioè l'autore è semplicemente uno strumento nelle mani dell'Ispirazione: è l'invasato, il "medium" che catalizza, la pellicola fotografica su cui s'imprimono "alla meno peggio" le Idee Platoniche - che appunto, così facendo, assumono consistenza fisica di poesia, musica, letteratura, eccetera. Il resto sta scritto qua.