![]() |
![]() |
vedi anche la doppia raccolta e l'antologia in formato tascabile
Il tempo scorre alla rinfusa mentre Milano mi scivola dentro:
sorrisi che puzzano di smog, rivoli di marionette per le strade..
Lontana, sempre più lontana, mormora la risacca del vento:
ma anche questo vago ricordo se l'è becchettato via un piccione,
sovrano cannibale di questo putrido immondezzaio.
Squallido e cupo,
attraversare vespai metropolitani
pensando alle miserande vite da numeri che qui altri esseri umani fanno.
Baracche di lamiere ritorte
arrugginiscono sotto lo scrosciare della pioggia acida e sporca.
E nemmeno l'erba sopravvive nei prati.
Il cielo vomita cenere, questa mattina:
l'aria di piombo esala miasmi di una solitudine indicibile,
che m'avvolge umida nel suo squallore.
Grido, URLO, nel pensiero,
ribellandomi alla grigia cappa che mi seppellisce come un feretro:
ma vi sono inchiodato dentro, a soffocare lentamente -
vane le mie disperate richieste d'aiuto: nessuno sente, nessuno sa.
Come se non esistessi.
Gomiti sulle ginocchia,
mani che premono sulle orbite mentre reggono un capo chino e stanco.
Ed io, che mi avvolgo su me stesso.
L'aria che mi circoda preme,
schiacciando il mio corpo stretto nelle spalle come fosse un limone:
schizzandone fuori il succo vitale - l'anima,
che ora colora le pareti di questa stanza di bagliori verdastri fosforescenti.
Fuori è buio: comincia la notte, foriera di lacrime e ripensamenti.
Questa, che mi si para innanzi, snervante,
è la fine dell'inizio o l'inizio della fine?
La Morte mi tenta,
materializzandomi l'ectoplasma di un revolver sopra la scrivania.
No. Non cedo. Non ancora. Non so perchè, ma non cedo. Non ancora.
Resisto. Non so perchè, ma resisto. QUANTO, ancora?
Il mio cervello s'infossa in una pozzanghera melmosa,
e la vita mi si sgretola fra le mani.
Polvere di emozioni smorte mi acceca bruciandomi gli occhi,
impastandosi con lacrime salate mai piante.
Trema lungo la spina dorsale un fremito d'angoscia profonda: che freddo!
Spira l'anima immortale, cui il corpo sopravvive ma..
Spenta la fiamma che dà vita, dell'uomo resta solo il cadavere vivente:
la maschera funebre di una salma morta dentro.
Mi consumo a poco a poco su esili lingue di fuoco, fiammelle gialloazzurre
che sprizzano in un soffio e si spengono - rischiarano la rada brulla e
tetra che si distende attorno a me in questa sorda notte e muta.
fuochi fatui sorgono brillano muoiono
rispondendo all'impeto del richiamo del tuono,
il lancinante urlo di dolore del cielo squarciato in due dalla folgore furente.
Ombre nere danzano demoniache nel sabba,
mescendo alchimie proibite, suggendo liquami che gorgogliano bollono e
ribollono fuor dalle viscere della terra,
centellinando fanghi putridi imbevuti di marcio ma esaltati dal potere
ammaliante del Male.
Sospetti si materializzano:
traslucidi fantasmi che permeano le pareti della mia casa stregata.
Desolazione, intollerabile silenzio e vuoto impalpabile tutt'intorno.
Rabbia e disperazione: voglio - DEVO stringerti a me,
ma mi hai relegato su questo monte immateriale
solo.
Vedi anche la raccolta da cui è tratto o gli altri medleys: Ciuffi d'amore al vento e Spettri dalla pioggia