Oscar Wilde (1854-1900)

"Non ho nulla da dichiarare, tranne il mio genio", si sentì rispondere l'ispettore doganale quando Oscar Wilde sbarcò negli Stati Uniti per un ciclo di conferenze. .. Per il giovane irlandese, i libri si dividono in due categorie: quelli scritti bene e quelli scritti male. Godiamoci i primi e abbandoniamo senza rimpianto gli altri al loro destino. Per cominciare, scritta in maniera sublime è L'importanza di chiamarsi Ernesto, la commedia che andò in scena a Londra il 14 febbraio 1845. Scritto ancora meglio è il romanzo Il ritratto di Dorian Grey, in cui i critici dell'epoca lessero solo immoralità e depravazione. Il dipinto invecchia, mentre Dorian Grey resta giovane e bellissimo, nonostante l'anima nera e le giornate trascorse tra gli ozi, i piaceri e i delitti. Nulla di più lontano dall'etica vittoriana, che celebrava le meraviglie del progresso e della tecnica, l'avanzata delle ferrovie e l'operosità industriale.

.. Caustico e lucido, è riuscito a scrollarsi di dosso l'ingombrante eredità del decadentismo. L'ironia e il gusto per il nonsense (»Perdere un genitore è una disgrazia, ma perderne due è sbadataggine») lo collocano nella via di Lewis Carroll. Jeorge Luis Borges in Altre inquisizioni ha scritto: »Si stenta ad immaginare il mondo senza gli epigrammi di Wilde». Si stenta perchè sono perfetti e dicono in due righe quello che altri non riuscirebbero a dire in un libro intero. Un po' rimaneggiati e aggiornati, li ritroviamo anche in bocca a Woody Allen, quando spiega, in Mariti e mogli, che »la vita non imita l'arte, ma piuttosto la cattiva televisione». E chi non ha mai detto: »so resistere a tutto, tranne che alle tentazioni?» .. E vale la pena di rispolverare, come arma contro le letture ideologiche, la massima secondo cui »nell'arte tutto è importante fuorchè l'argomento».

Wilde era al culmine del successo quando scoppiò lo scandalo che lo distrusse. Il marchese di Queensberry gli fece recapitare al club un biglietto sgrammaticato in cui lo accusava di sodomia. La reazione fu, a dir poco, incauta. Sposato e padre di due figli, Oscar era infatti l'amante di Bosie, alias lord Alfred Douglas, figlio del suo accusatore. Con sprezzo del pericolo, decise di trascinare il marchese in tribunale per diffamazione. Tre processi e due anni di lavori forzati misero la parola fine alla carriera dello scrittore. Nel carcere di Reading scrisse il De profundis, straziante lettera in cui cercava di chiudere i conti con Bosie. Nel 1897, scontata la pena, si trasferì a Parigi. Morì solo e malato all'Hotel d'Alsace, dove aveva preso alloggio con il nome di Melmoth, l'eroe di un racconto gotico scritto da Charles Maturin. Anni dopo, memore della sciagura capitata al povero Wilde, Edward Morgan Forster volle che Maurice, il suo romanzo omosessuale, fosse pubblicato postumo.

Forse per puritanesimo, forse per distrazione, forse perchè era irlandese, fino al 1997 non c'era a Londra un monumento che ricordasse Oscar Wilde. Rimediò una pubblica sottoscrizione lanciata dall'attore Ian McKellen nel 1997. Lo stesso anno uscì Wilde, il film biografico di Brian Gilbert. .. Un fumetto .. lo immagina rapito dagli alieni.

breve biografia redatta da Paola Morosin