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Torna all'indice dei racconti. I DEVA
(liberamente ispirato dalla canzone "Boheme" dei Deep Forest)

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E la Fenice volava alta nel cielo, le piume iridate sfavillanti carezzate dai raggi del sole.

Là sotto nella foresta di abeti e pini qualcuno aveva scorto la scia arcobaleno che acquerellava l'azzurro del primo mattino:

"È lui! È lui! È tornato! È tornato sua maestà il Grande Fenice!!"

Minuscoli passettini crepitavano sugli aghi di pino, correndo qua e là per annunciare a tutti il lieto evento:

"Presto! Presto!!"

Chi portava sassi, chi la legna, chi faceva incetta di sedie, chi avvisava gli altri, chi accordava gli strumenti, chi cercava freneticamente gli abiti della festa nell'armadio..

La Fenice virò planando, morbide le fluenti lunghe piume del capo ondeggianti al vento, nella sua fantasmagorica danza per dare il buongiorno al sole.

I più giovani del villaggio erano rimasti come pietrificati a bocca aperta e col naso all'insù, estasiati da un cotale spettacolo - i vecchi badavano solo a scansarli mentre fervevano i preparativi: era un vero dispiacere non poter ammirare ancora una volta il volo della Fenice pure loro, ma c'era del lavoro da sbrigare:

"In fretta! In fretta!"

I falchi erano stati inviàti ad avvisare i villaggi vicini, e alcuni già tornavano con voli-charter di amici trepidanti per i lieto evento.

La Fenice guardò giù e sorrise: le era come parso di aver udito un accordo a lei caro, come appena sussurrato.

Laggiù stavano solo provando: facevano la massima attenzione a non disturbare il re del cielo, ma la Fenice aveva già capito tutto - con la complicità della brezza: che perquisiva il bosco, prendeva la rincorsa e si lanciava su nel cielo come un trenino delle montagne russe.

Nel giro di pochi minuti fu tutto pronto: il piccolo falò ai piedi del cedro era pronto, i musicisti anche, e solo qualche ritardatario non aveva ancora raggiunto il suo posto per dare il benvenuto alla Fenice:

"Quanto tempo è passato, dall'ultima volta che l'hai vista?"

"Un paio di secoli, mi pare."

Laggiù era tutto un indistinto vociferìo: ma quando il gruppo degli anziani fu completo, e il capo del villaggio ospite alzò la mano, calò immediatamente il silenzio.

La Fenice vedeva tutto, e sorrideva con simpatia di quel cerimoniale: ma era pur bello che le intenzioni trasparissero nella simbologia dei gesti rituali..

Il più giovane stava innanzi alla pira con la fiaccola sacra (attinta al fuoco che non si spegneva mai), in trepidante attesa di un cenno dell'anziano.

Eccolo!

Il falò profumato d'incenso ardeva indomito, e la musica salutava l'ospite tanto a lungo atteso.

La Fenice non si fece attendere: si unì con gioia alle danze, e cantò divine armonie per festeggiare la vita assieme ai suoi piccoli amici, che da quelle parti gli uomini sono soliti chiamare gnomi, fate e folletti.

Il duro lavoro di salvaguardia della natura era ben misero prezzo da pagare, per quei momenti così lieti ed amabili quando i deva, gli animali del bosco e gli alberi si univano in un coro di anime spensierato e l'aria di festa guariva tutti i mali del mondo.

Qualcuno non resse a tanta delizia, ed esausto svenne prima della grande danza finale attorno alla Fenice nel centro del falò - ma ciò significava solo che l'anima aveva attinto quanto poteva e senza rimpianti avrebbe aspettato i secoli necessari affinchè il lieto evento si compisse nuovamente.

1 Settembre 1995