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PERÒ, NON L'HAI PRESA TROPPO MALE (5/6/1993)
Sepolto vivo,
a soffocare
lentamente
in una tetra camera mortuaria;
nessuno spiraglio:
nè luce,
nè aria.
È crollata
in mille frantumi
la montagna più alta dell'Universo.
Resta una piramide di rocce,
ciotoli,
detriti:
resta quale monumento funebre
di chi grida non udito,
di chi singhiozza senza eco,
di chi si contorce mai compatito.
Il mio amore,
anzi Amore:
ecco,
chi dò per morto,
relegandolo in un angusto ventricolo.
Per non obbligarmi ad esser testimone
di tanto strazio
e interminabile agonia.
Forse hai ragione,
quando mi vedi e sorridi felice;
quando liberi la tua rea
e vile
coscienza
dal rimorso della mia esistenza
incrinata per sempre:
limpido cristallo
reso opaco
dalle venature di mille crepe.
Forse hai ragione:
'Però, non l'hai presa troppo male', hai detto.
No, certo.
No davvero.
Non io.
Quel ME l'hai sepolto.
Eppur vive.
Questo ME,
che vegeta sordo,
semplicemente
non
esiste
AMORE (5/6/1993)
Due esseri
compenetrati
l'uno
nell'altro.
E piangiamo insieme
la miopia dello spirito filisteo
assopito o avvizzito
che tutto fraintende,
che tutto mistifica,
che tutto imputridisce,
col suo tocco di Mida
che anzichè in oro
trasforma in melma.
Mostriamo pietà,
a chi fonde la carne
nel macello
anzichè fondere le anime
in Paradiso.
Che saprà mai costui,
nella sua infima bestialità,
dell'innominabile esplosione
che mescola due infiniti
in un unico Tutto?
TI AMO (18/3/1993?)
Trascorrerò ogni attimo del mio esistere carezzandoti con lo sguardo:
lo sai, appartengo ai tuoi sorrisi
COMUNQUE (??/??/1993)
Se è vero che le nostre strade sono parallele
e non ci incontreremo mai,
prego siano abbastanza vicine
da permettermi di starti sempre accanto
PETER PAIN (7/6/1993)
Sfoglio l'agenda:
duecento pagine,
duecento giorni a venire.
Sfrusciano le pagine:
il resto sono ricordi di momenti spensierati
(menzogna!
ma il ricordo
sfuma,
lenendo il dolore).
Memorie
abbandonate alle spalle mie
come questi capelli
oggi solo un pò più lunghi di ieri.
Tre giorni dal salto che non salterò io,
ma il Tempo.
Tre giorni dallo sbattere della porta della giovinezza,
che sigillerà
me
fuori di 'casa'.
Volti marchiati a fuoco nel cervello;
VUOTI
marchiati a fuoco
nel petto.
No!
Non voglio,
rivedere gli amici ventenni fra vent'anni.
Perchè,
già recidere queste radici
poco più che germogli?
Fermatevi,
o astri del cielo!
Flusso dei minuti,
abbi pietà.
Inghiottito,
Lentamente mi
Guardo
Deperire,
Miserabile
LEGAMI AL REALE (8/6/1993)
Ondate di ricordi vanno mescendosi ai suoni:
voci,
bisbigli,
musica,
scricchiolii..
Irrompendo in un afflusso continuo
nella spirale che mi si propaga attorno:
come la tela di un ragno,
essa lega assieme i frammenti della realtà che mi circonda
impedendo loro di esser riscucchiati dal vortice dell'incubo.
Oggetti e persone,
cose animate e inanimate,
immobili
nel vincolo sensorio che le salda l'una all'altra
come ingranaggi di un orologio
di cui non posso percepire il ticchettio:
poichè quel ticchettio
è la mia propria voce,
che inveisce
gridando
contro il Tempo
COMINCIA LA NOTTE (10/6/1993)
Gomiti sulle ginocchia,
mani che premono sulle orbite
mentre reggono un capo
chino e stanco.
Ed io,
che mi avvolgo su me stesso.
L'aria che mi circonda
preme
schiacciando il mio corpo
stretto nelle spalle
come fosse un limone;
schizzandone fuori il succo vitale,
l'anima,
che ora colora le pareti di questa stanza
di bagliori verdastri fosforescenti.
Fuori è buio:
comincia la notte,
foriera di lacrime
e ripensamenti.
Questa,
che mi si para innanzi, snervante,
è la fine dell'inizio
o l'inizio della fine?
La Morte mi tenta,
materializzandomi l'ectoplasma di un revolver sulla scrivania.
No.
Non cedo.
Non ancora.
Non so perchè.
Ma non cedo.
Non ancora.
Resisto.
Non so perchè.
Ma resisto.
QUANTO, ancora?
MIRAGGI DI FARFALLE (10/6/1993)
Due mani,
le mie,
varcano la nera porta del fato
annaspando in un oceano di pece
tentando vanamente la presa.
La percepisco,
oh, così distintamente,
la presenza di altre mani
là dietro
tese verso le mie.
Ma le sento muoversi a pochi centimetri dai miei polpastrelli,
negandosi
anche al minimo contatto.
E io cerco di afferrarle.
E loro carezzano lo spazio tutt'intorno a me,
impalpabili fantasmi.
Come esche irraggiungibili,
come il canto delle sirene per Ulisse legato,
come sogni che volgono alla conclusione interrotti dal risveglio,
come spasimare per l'abbraccio di un'ombra
o cercare di catturare in un pugno una nota.
Miraggi di farfalle
che permeano tra le maglie del mio retino.
Straziandomi.
IS IT JUST AN ILLUSION? (12/6/1993)
Prima,
prima (beato!)
temevo semplicemente di perdere ciò che possedevo;
temevo che mi scivolasse dalle mani
l'unico raggio di luce
catturato dopo impegnati anni di faticosi tentativi.
Com'ero felice,
prima!
E non lo sapevo.
Mi credevo il più angosciato,
il più disperato degli spiriti tormentati.
Presunzione:
il male non solo PUÒ diventare peggio,
ma suole farlo appena possibile.
E infatti,
ora non temo di perdere ciò che ho:
mi rode come un tarlo il dubbio di averlo mai posseduto
PAROLA MIA (15/6/1993)
Quanta sottile e venerante paura incuti,
parola mia,
al mio proprio pensiero!
Mai compresa,
talvolta fraintesa,
sempre inadeguatamente stimata.
Perchè,
me misero!,
m'infliggi il silenzio d'una voce non mia?
Più vorrei esprimere,
meno esprimi.
Più vorrei tacere,
meno taci.
Infingarda traditrice,
strumento ribelle al giogo della mia Ragione:
tu
usi me,
non io
te.
Con quale paradossale ironia,
ottieni l'effetto più dirompente quando non dici nulla!
E incendi gli animi d'ira
come fiammiferi
con le parole più innocenti!
E stimoli il cervello,
zittendo invece il cuore,
parlando di sentimenti;
quando
nel profondo
avvampa,
brucia,
arde
l'amore!
Unica alleata del mio pensare,
unica nemica
CASSANDRA (16/6/1993)
Forse
il mio crudele destino
è che nessuno
arrivi mai
a comprendermi.
Ma di quale efferatezza
mi sono macchiato mai,
per non meritare nemmeno un'anima
in tutto l'Universo
che almeno tenti,
di farlo?
E il cercare persiste nel buio
ABBRACCIATI (21/6/1993)
Stringendomi forte,
muoio Io.
Stringendoti forte,
muori Tu.
Stringendoci forte,
vive Noi.
LA CHIAVE DI VETRO (28/6/1993)
Mi hai conosciuto
inscalfibile crisalide,
opaco e tenace,
saldamente retto al fuscello della Ragione.
Mi sei stato accanto
quando la mia esteriorità
non tradiva minimamente
la meravigliosa muta,
che dischiudeva
entro me
il nascere
di un'anima variopinta.
Hai testimoniato
la dischiusa del bozzolo;
il levarsi del canto melodioso
di una esistenza appena ricominciata;
lo sfavillare di iridate ali
ancora tenere e madide di rugiada;
la rincorsa frenetica verso il sole,
il balzo nel vuoto e..
il volo inebriante verso Fantasia.
Ti ho letto me stesso,
decifrando per te solo
la misteriosa calligrafia
del mio spirito
inintelleggibile a me per primo.
Ti ho eletto testimone
dell'unico Me
tra i mille simulacri
che dissemino in pasto agli altri.
Tu sai chi sono io,
e sei lì per ricordarmelo.
Tu conoci la mia storia,
e custodisci il mio passato:
l'embrione di ciò che ero e sarò.
Tu sei lì,
reggi la vitrea chiave della mia esistenza
e ti ci trastulli sfidando la sorte,
azzardando al caso il futuro.
Di te mi fido.
So che non la infrangerai.
Vero?
LA NOTTE DI VALPURGA (29/6/1993)
Esili lingue di fuoco,
fiammelle gialloazzurre
sprizzano in un soffio
e si spengono,
rischiarano
una tetra e brulla rada
che si distende attorno a me
in questa notte sorda.
Fuochi fatui
sorgono brillano muoiono
rispondendo all'impeto del richiamo del tuono,
il lancinante urlo di dolore del cielo
squarciato in due dalla folgore furente.
Ombre nere
danzano
demoniache
nel sabba.
Mescendo alchimie proibite.
Suggendo liquami che gorgogliano,
bollono
e ribollono
fuor dalle viscere della terra.
Centellinando
fanghi putridi
imbevuti di marcio,
ma esaltati dal potere ammaliante
del Male.
Sospetti
si materializzano:
traslucidi fantasmi
che permeano le pareti
della mia casa stregata,
la mente accecata dalla passione.
Desolazione,
intollerabile silenzio
e vuoto
impalpabile
tutt'intorno.
Rabbia e disperazione:
voglio,
devo
stringerti a me
ma mi hai relegato su questo monte
immateriale
terribilmente
solo
COME SE NON ESISTESSI (29/6/1993)
Il cielo vomita cenere,
questa mattina:
l'aria di piombo
esala miasmi
d'una solitudine indicibile
che m'avvolge umida
nel suo squallore.
Grido,
urlo
nel pensiero
ribellandomi alla grigia cappa
che mi seppellisce come un feretro:
ma vi sono inchiodato dentro,
a soffocare lentamente;
vane le mie disperate richieste
d'aiuto:
nessuno sente,
nessuno sa.
Come se non esistessi
ESTASI MUSICALE (29/6/1993)
Ancora rimescolo in bocca
la dolce soavità del nettare della Musica.
Il capo,
chino in grembo al pianoforte,
adagiato sulla tastiera ancora vibrante,
godo dello strascico di una nota pura
che si assopisce
lentamente,
soavemente,
volteggiando per l'aria impietrita dalla melodia.
Nessuna violenza,
nessuno stridore:
pura armonia,
fuori dal tempo
e dallo spazio.
Odo lo scricchiolare del mio cuore
mentre rilascio il pedale
assassinando colpevolmente il suono
mentre le forze mi abbandonano:
lentamente,
soavemente,
esalando l'anima
nutrita di Melodia.
O bene immortale e sovrumano!
O Euterpe!
Tutto ciò che mi doni è troppo,
TROPPO
per un uomo solo!
Frustrante
incomunicabilità
dello spirito
invasato dall'Arte!
MI AMI? (3/7/1993)
Non potevi costringermi
in un anfratto più insidioso,
in un dubbio più cieco,
in un circolo più vizioso
con altra domanda che 'Mi ami?'.
Amo il vento spettinato
e la primavera;
amo il cielo terso
e il volo planato del falco;
amo il mare,
rugoso di sale;
amo lo svettare candido dei monti,
la solidità della roccia dei picchi;
amo tutta quanta l'infinita bellezza
che mi circonda,
che mi inonda..
amo lo spumeggiare della vita..
Ma non AMO
te.
Però
senza di te
sarei una notte senza stelle,
un cielo senza nuvole,
una melodia senza suono,
un angelo con le ali tarpate
decaduto nemmeno negl'Inferi,
ma nel Vuoto Immenso e Microscopico.
Però
senza di te
non avrei più aria da respirare,
non avrei più occhi per ridere
e neppure per piangere.
Non ho che sintomi, da balbettarti:
la malattia che affligge il cuor mio
non ha
nè puo avere
nome.
E se tu la chiami 'Amorè,
beh..
allora sì:
ti amo.
Gridandotelo dal profondo di ogni atomo che mi dà energia e vita
CAINE (10/7/1993)
Stains
of pain
being washed by the rain
flow down in the lane:
you murdered me,
Caine!
BRONTOLIO DEI GIORNI A VENIRE (10/7/1993)
Come uno stomaco vuoto
avido di cibo,
così questo cielo estivo
brontola
fuori dalla finestra:
rimprovera me,
me che mi nutro di vacue speranze.
Ausculto un brusio sommesso,
il battito di un cuore
- è il mio -
affamato di sentimento,
ingordo d'amore;
frenetico e folle nell'istinto primordiale di saziarsi,
di bere a volontà dalla fonte della dolcezza,
di ingozzarsi
trangugiando nettare e ambrosia a piene mani.
Per dimenticare i lunghi anni
che muoiono nelle ombre di questa
(ennesima)
ultima notte di ricordi;
anni che hanno negato foss'anche una sola stilla di gioia di vivere;
anni bellissimi e tremendi;
anni tristissimi e stupendi.
Grida,
o Futuro!
Grida più forte,
chè adesso comincio alfine a sentirti.
Grida!
Roboante nel vento di un cielo quieto
che insuffla la Notte
in un battito assopito di ciglia
ancora madide di lacrime!
Grida!
Seguirò il tuono, la tua voce!
PRESAGI (10/7/1993)
Il domani piove sull'oggi,
risciacquando la coscienza sporca
da rimorsi
e titubanze
e concitati turbamenti.
Fa eco qualche bagliore sparuto;
dilaga il canto dell'avveduta cicala;
e il dubbio del futuro,
acquietato ma pur sempre ignoto.
Guardo in avanti,
con gli occhi bendati dell'arcigna benefica Dea Sorte:
vedo il Nulla,
che singhiozza dietro a una striscia di lino bianco
avvolta sul mio esile capo.
E l'ammiro,
nei silenzi suoi che mi fa udire,
ammaliato di mistero
FOTOGRAFIA (19/8/1993)
..ovvero bomba
che esplode in un groviglio di suoni, emozioni, odori, parole, immagini..
Fotogramma
congelato per sempre
della nostra esistenza
dipinta dalla luce stroboscopica
di un gesto:
CLICK.
Ritrarre
è premere il grilletto di una pistola
che anzichè esplodere subito il colpo
lo prepara in canna.
Pronto.
Ad aspettare il momento suicida,
in cui
abbandonata follemente la Ragione
rimetteremo mano alle foto;
quando
trastullandoci con esse tra le mani
godremo del fascino del loro pericolo;
quando
scorrendole una ad una imprudentemente
verremo catturati dall'ebbra voglia
di fare roulette rossa
coi nostri stessi sentimenti:
BANG! ..
NUOVO GIORNO (26/8/1993)
Un raggio di cielo annuncia
il nuovo giorno
che nasce
dalla notte.
È il risveglio,
di quella parte di me
solo assopitasi.
È l'addio
a quell'altra,
morta e inghiottita dalle Tenebre.
Un nuovo giorno:
un nuovo me
STRADA FERRATA NELLA PIOGGIA (9/9/1993)
La pioggia
scrosciando sui binari morti del treno
spazza via l'estate
quando
un alito di vento
umido
pungente
irradia luce solare opaca
coperta dalla coltre di nubi.
Se solo aspetti,
il tempo passa
e ammazza i brividi.
Io aspetto:
il treno che arriverà
mi porterà lontano
TEMPO D'AMORE (21/9/1993)
Quanti calici
ebbri di lacrime
s'innalzano a te,
o Eros!
Quante tazze di faggio
ricolme di pianto
versate ai piedi del salice
che piange
l'amore nefasto:
quello tradito,
quello rinnegato,
quello dimenticato.
Dalle tenebre infauste
di quest'Ade terrena
muta innalzo a te una prece,
silente e guizzante come la serpe di dolore che mi martiria l'animo:
possa tanto sudore levigare il cuore amato;
possa la smorfia contrita
abbandonare la fronte corrucciata
come fa la maschera del commediante;
possano le spalle
gravate da un immerito fardello
abbandonarsi a tenere carezze,
stringersi in un abbraccio,
sciogliersi con un bacio.
Ecco l'amaro fiele,
o divino Eros:
mutalo in ambrosia!
Ecco il petto squarciato:
donagli un cuore!
Ecco il dolore:
ora è tempo d'amore
LIFE WITHOUT YOU (24/9/1993)
La mia vita senza te
è un cielo senza stelle
un prato senza erba
un mare in bonaccia.
I giorni senza te
sono notti senza luna
spiagge senza sabbia
sorrisi senza faccia.
Come posso
gridare il mio amore
se tu che sei la mia voce
non ci sei più?
Come posso
piangerti
se tu che sei gli occhi miei
non ci sei più?
La vita ti ha inghiottito,
e il vento
sputa
tuoi miseri resti e brandelli di ricordi
sulla mia faccia
sferzata da ghiaccio solitario
INFIMO (22/10/1993)
Spento.
Umida terra.
Striscio.
Buio.
Cieco.
Notte.
Brividi.
Solo.
Ooo-oo.
Solo.
Strisciare.
Nulla
nel nulla
verso il nulla.
Ooo-oo.
Solo.
Strisciare.
Piovono spore
secche soffocanti.
Barriera.
Schermo.
Ooo-oo.
Solo.
Strisciare.
Porta Essere luce squarcio:
musica
Armonia.
Alto. E più su.
Domina l'Alto,
spazia l'Alto.
Verme rantola.
Ooo-oo.
Solo.
Ooo-oo.
Soo-loo!
Soo-loo!
Cigolio buio Essere Porta:
silenzio
Tenebra.
Ooo-oo.
Solo.
Strisciare.
Ooo-oo.
Solo.
Strisciare.
Ooo-oo.
Solo.
Strisciare.
SCINTILLE (26/10/1993)
Sbatter di ciglia
come d'ali di farfalla
ridestano soavemente
te
al nuovo cielo.
Scintille
dai tuoi occhi
scavalcano
l'invalicabile nei miei.
Dritte al cuore,
scintille messaggere,
fautrici pirotecniche,
ri-incendiano il mio Amore
VUOTO MENTALE ASSOLUTO (6/11/1993)
Occhi sbarrati,
iride spenta,
pupilla dilatata:
sguardo vacuo,
totale assenza di pensiero.
Immagini,
proiettate sulla corteccia visiva:
sterili impulsi nervosi
generati da un organismo perfettamente funzionante
che si smarriscono
silenziosi
nelle pieghe di neuroni abulici.
Vedo una penna.
Vedo delle forbici.
Vedo un foglio.
Sul foglio dei simboli.
Simboli alfanumerici scritti a mano.
Parole e frasi.
Ma tutt'intorno risuona l'eco cacofonico del più totale silenzio.
Persistente silenzio cerebrale.
Vivo e vegeto,
completamente irreattivo.
Presenza del significante,
assenza del significato.
Vuoto mentale assoluto.
FOGLIE D'AUTUNNO NEL PARCO (8/11/1993)
L'esitante venticello novembrino
fa veleggiare le mie spalle,
sospingendo il corpo
chiuso nei suoi acciacchi
e nei malanni dell'anima.
La solitudine è totale;
il silenzio, infranto unicamente dallo stormire delle fronde.
Passeggio per il parco,
sperduto come i vecchierelli abbandonati all'orizzonte;
unico sostegno
per chi è stato provato dalla vita:
un bastone, nodoso d'anni strangolati.
La natura ride,
e gode a lasciarsi ritrarre dal sole
in questo acquerello:
va concludendo l'ennesimo ciclo annuale,
dipingendo ancora una volta il ritratto sfumato di sè in colori pastello.
Ma l'anno a venire non sarà
TUTTO UGUALE:
mancherà un personaggio:
io.
E allora vado nascondendomi dietro ai tronchi nodosi,
sbriciolando cortecce marce d'umidità
pensando allo sgretolarsi del tempo mio;
e allo sgretolarsi del cuore, mio.
Calpesto l'erba come il vivere calpesta me:
noncurantemente.
Però il manto erboso è ancora verde,
e io già sto ingiallendo:
come le foglie d'autunno,
combatto una futile battaglia
prima che il vento mi strappi all'albero della vita.
E mi sospinga verso il basso.
Verso la melma,
che tutto dimentica
THE ROOM WHERE SORROW HIDES (12/11/1993)
Il dolore
che oltre ogni limite ha esacerbato l'animo mio fragile
è andato diffondendosi dal cuore all'estremità del corpo intiero:
le punte delle dita
come quelle dei capelli,
la fronte
come il petto..
Il dolore dilaga,
e dopo aver preso me
si dilata nelle cose che mi circondano:
un bicchiere,
una bottiglia,
una risma di carta..
Tutto ciò che mi circonda
diventa parte del mio essere;
e con esso SENTE.
Posare
anche solo lo sguardo
su un misero oggetto
comporta
SOFFERENZA:
acuta e profonda,
sottile e pungente,
ruvida e sferzante.
Me stesso:
the room where sorrow hides
TO THE ONE WHO KNOWS (18/11/1993)
Un bimbo
armato delle dita della sua mano
gioca a fare il soldato
nella guerra del cortile;
brandisce un'arma automatica:
un mitragliatore a ripetizione,
implacabile coi suoi infiniti colpi
sempre pronti in canna.
Un bimbo: temutissimo,
ma indifeso
agli occhi dell'adulto
che travalicano la cortina fumogena e i vapori sognanti della fantasia.
Un giovane uomo
armato della sua intelligenza
gioca a fare il soldato
nella guerra della vita;
brandisce la profondità del suo sguardo:
uno scandaglio imperturbabile,
implacabile coi suoi infiniti quesiti
sempre pronti sulle labbra.
Un giovane uomo: temutissimo,
ma indifeso
agli occhi di colui-che-sa
che travalicano la barriera solida e le maschere svianti dell'ipocrisia.
Entrambi,
in fondo,
il bimbo e il giovane uomo,
inscenano la pantomima della lotta
per lo stesso identico motivo.
E suscitano uguale tenerezza
PERDUTO ENTRO ME STESSO (22/11/1993)
L'eco delle voci
trasfigura il rimbalzare dei palloni
nel ticchettio che rimbomba di pensieri.
Come fossi un minuscolo passante,
ritratto sul paesaggio di un quadro
spruzzato di acquaragia,
mi sciolgo in tutto ciò che mi è attorno.
La mia pupilla si dilata
mettendo fuori fuoco il FUORI
e scrutando con perspicacia il DENTRO.
.. Nebulizzo la mia coscienza nell'aria immota della stasi temporale,
mentre il reale pulsa, intermittente, di echi di ricordi ristagnanti.
Chiudo gli occhi:
tutto m'avvolge roteandomi attorno.
Riapro gli occhi:
sono ancora qui.
Li richiudo,
e mi abbandono voluttuosamente al vorticare inebriante dei chiaroscuri del mio proprio passato.
Grida indistinte
fluttuano dall'aria al mio sangue:
l'eterno ritorno dello squillare di voci metafisiche
frammiste ai margini di un percepire anonimo,
unisono afono dalla notte dei tempi
che mi proietta nel vago ignoto
onnipresente dentro di me.
Si dilata un mare sotto i miei piedi,
che fluttuano su questo parquet
divenuto il riflesso di sè
fra i cerchi nell'acqua di un lago.
Dagli estremi del sogno-di-me
sgorga un rivolo,
che scorre tintinnante,
inglobando
in un risucchio onnicomprensivo
il reale e l'immaginario,
le immagini della retina ed i ricordi.
La tremolante bolla di sapone cresce:
tutto respira, intorno a me;
me,
che rimescolo in bocca il battito cardiaco dell'aria leggera e nuda.
Flebili aliti ruvidi si sbriciolano,
sussurrando l'assurdo nel mio orecchio
incantato dall'estasi del vuoto.
Allucinazioni ectoplasmatiche
vibrano fragranti
come una limpida brezza alpina
spumeggiante d'abete
PRECIPITANDO IN ME NELLA SOLITUDINE (26/11/1993)
Tic.
Tac.
Tic.
Tac.
Un metronomo nella stanza buia.
Tic.
Tac.
Tic.
Tac.
Grande specchio sulla parete innannzi.
Tic.
Tac.
Tic.
Tac.
Alzo lentamente il capo chino
scruto il mio riflesso
stringo selvaggiamente i pugni e..
GRIDO!!
Mille frantumi schegge di vetro
CRASSSHHH!
Il muro si apre: uno sbadiglio fagocita il mio mondo:
fauci fiammeggianti mi deglutiscono in un turbinio rosso, giallo e blu e..
AAAAAAAAaaaaaaaah!
Precipito nel vuoto,
sempre più vuoto,
sempre più VuOtOoOoOoO..
Sempre più giù..
CAAAAAAAAADOOOOOoooooooooo!
Il tempo si è arrestato;
lo spazio dilatato oltre ogni confine;
e io scivolo nel baratro verso il nulla,
fossa da morto senza fondo,
budello ottuso nelle profondità pietrose della Terra,
un tunnel opaco e risonante e palpitante e..
SILENZIO TENEBROSO GRANITICO E FREDDO.
Fermo immagine squillo di telefono attesa non cercano me
CAAAAAAAAADOOOOOoooooooooo!
Vapori infernali, fiammelle spiritate,
squittio di risatine spettrali,
turbinio del tutto verso il nulla..
E giù,
sempre più giù,
sempre più giù..
Annaspo fra mille appigli
con immane fatica li afferro..
ed essi crollano giù assieme a me.
AAAAAAAAaaaaaaaah!
Caduta vorticante fuori dall'Universo,
risucchiato dal pulsare di un quazar morto.
D'improvviso,
sorride un gancio rivestito di cielo:
ancora
dannatamente
troppo
lontano.
Va disperdendosi con le nuvole nelle tinte dell'azzurro, mentre io..
CAAAAAAAAADOOOOOoooooooooo!
ETERNA FIDUCIOSA ATTESA (28/11/1993)
Gusto momenti
d'impalpabile dolcezza
col manichino ectoplasmatico di te
che supplisce nel mio pensiero alla tua sofferta assenza.
È la controfigura,
a volte solo acquerellata tenuemente dai primi raggi del sole del mattino,
che recita un ruolo
essenziale
nel sopravvivere quotidiano senza te.
È un'ombra,
che abita un angolo dell'Immaginario.
È uno spettro,
che non ulula all'angoscia
ma sorride di gioia
affacciandosi dall'anima mia agli occhi come finestre.
È un'anima felice,
proprio la tua,
che ho sottratto al vagare inquieto del tuo corpo,
sferzato senza posa da una vana coscienza mendace.
Chi,
fra noi due,
ha accanto il vero-te?
Non certo la tua coscienza,
che si danna senza volersi placare.
Eppure..
Io sono ancora qui.
E lo sarò sempre.
In eterna
paziente
fiduciosa attesa
UN DOLORE SOTTILE (ristesura del 12/12/2003 di "Immortale con gl'immortali" del 7/12/1993)
Nel puerile e vano tentativo
di schiacciare l'angoscia
finiamo col constatare
che il dolore è duttile
e per quanto ci riesca di ridurlo a sottile filigrana
rimane pur sempre dolore:
semplicemente più fine,
disgraziatamente più vasto.
ANCORA QUALCHE GIORNO (8/12/1993)
Ancora qualche giorno
e il mio riflesso nello specchio
cercherà me in una stanza vuota.
Sbiadisco
come un'ombra nell'oscurità,
strascicando secondi vuoti e spenti
nel succedersi di giorni assorti nel silenzio.
Mi abbandono sul letto.
E abbandono gli occhi alle lacrime,
mentre lascio che la musica mi stupri il cuore,
e che le mani masturbino il viso
donando a me stesso pietose tenere carezze.
Resto abbracciato stretto stretto al guanciale.
Oppure a me stesso.
Annichilito.
Reso muto
dalla solitudine,
unica sicurezza che va perpetuandosi nel corso della mia opaca esistenza
ALLE PORTE DELL'AUTISMO (10/12/1993, dalla canzone "Age of loneliness" di Enigma)
Inizio ad averne abbastanza
di combattere
contro un mondo di fumi perlacei
che mi avvolge
col gocciolare della sua fetida 'Realtà'.
Confondo un mattino brumoso
coi miasmi espirati da zolle di terra,
mentre il suolo putrido rantola all'incipit dell'inverno.
Spilli di ghiaccio
sogghignano acri
puntati dentro il cuore
e si sciolgono nel Nulla.
Avvoltoi spettrali
veleggiano nel cervello
urlando paura,
insidiando sconforto
nelle pieghe di uno spirito sgualcito.
Si combatte futilmente
un'immane battaglia,
sul campo riarso della mia Coscienza:
Pirro guida la speranza,
Cronos lo sconforto.
Ploc.
I secondi che gocciolano
maligni
vogliono sgretolarmi.
Ploc.
I minuti di vuoto delirante
sospiranti
vogliono portarmi per sempre via con sè.
Ploc.
OGNI VOLTA, è la goccia che fa traboccare il vaso.
OGNI VOLTA, faccio esplodere il mio spirito per dilatare ancora il vaso.
E, ogni volta..
Ploc.
Goccia dopo goccia,
esplosione in me dopo esplosione,
muoio e risorgo
in un ciclo perverso e senza fine.
Senza sapere dove sono.
Senza vedere dove vado.
Senza forze,
e non mi spiego COME mi trascino.
Senza energie,
e non mi spiego PERCHÈ mi trascino.
Non sarebbe vigliaccheria cedere.
Ora non più.
Forse non mi resta davvero null'altro da fare che sigillare l'Ultimo Spiraglio,
dire addio al mondo fuori-di-me
e lasciarmi cullare in me e per me.
Solo, fino alla morte,
prigioniero della mia Laetitia
CHIUDI GLI OCCHI: IO MUOIO (10/12/1993)
Il tuo farneticante
e ferino
istinto di autoconservazione
si ribella
allo sferragliare della fucina del mio carnefice.
La tua coscienza
vigile e attenta e umana
la strangoli
fra pugni insanguinati di colpa:
tu soffochi la tua Superna Giudicante,
sferzante
ma onesta,
pur di non udire le ultime invocazioni
che il mio spirito
prossimo all'ecatombe sensoriale
ti grida vacuo ma lancinante.
A che ti valgono, le mie urla disperate?
A che MI valgono,
urla non ascoltate e lacrime non vedute?
Chiudi gli occhi,
allora.
Io muoio.
MORIRE PER RINASCERE PER SEMPRE (12/12/1993, dalla canzone "I love you I'll kill you" di Enigma)
Ti amo come la notte il giorno,
come il sorgere di una cometa
dietro a costellazioni celesti
nel silenzio palpitante dell'Universo.
Un ciclo trascendente di pensieri ed emozioni,
note vibrate nell'oscurità cerebrale.
Bagliori policromi,
d'iridata potenza,
squarciano l'occhio della mente
in miliardi di frantumi di specchio.
Un canto si leva impetuoso dall'animo
mentre l'immane aspirazione risucchia e ingloba e annienta e ricrea il Tutto.
Infiniti nuovi ordini di pensiero,
ma soprattutto ordini di palpitazioni emozionali,
formano circonvoluzioni del sublime
che si ramificano in me come neuroni.
E nevicano cristalli di ricordo.
E il sole fiammeggiante dell'AMORE li scioglie:
in pioggia di lacrime,
in vapori di respiri nel freddo,
in nebbia diffusa di appercezioni.
Farnetico,
nello stupido tentativo di descriverti
- ma anche solo parlarti -
di quale tempesta s'è scatenata
entro i confini del me-stesso
espansi in direzione infinito.
Balbetto colori che nemmeno posso dire di aver visto,
sapori che mai e poi mai avrei potuto gustare..
Ma mi è innanzi la nascita di uno Spirito Superiore,
e il caos rifrangente dell'implosione
mi affascina e mi paralizza.
È la creazione di una potenza meta-umana,
è l'addormentarsi di un mondo-fantasma che prima m'imprigionava:
è il morire per rinascere PER SEMPRE
FORSE. QUANDO? SE? (14/12/1993)
Striscio
come una biancastra larva molle:
dal bozzolo delle coltri del letto
in giro per le quattro pareti
che ossessionano.
Lascio
dietro di me
una scia gelatinosa e fluorescente
di gemiti, sospiri, lacrime e dolore.
Giro avvolto in me stesso
senza precisa meta
alla ricerca indistinta di .. distrazioni di pochi attimi
che svaniscono come miraggi
ri-precipitandomi nel silenzio.
Mi soffermo
in macabra contemplazione estatica
innanzi a coltelli,
prese elettriche,
bombole del gas,
tubi di scappamento..
Nelle rare uscite dal guscio,
cambia unicamente lo scenario,
e permane il richiamo mortifero di rotaie,
ponti,
strade,
fossi..
La guida mi rende ebbro con la velocità,
non più messaggera del vortice
ma ambasciatrice dello schianto mortale:
i pali ingoiano l'istinto di frenare.
Ed eccomi alfine giunto al paradosso:
ripromettermi il suicidio
pur di continuare a vivere.
Ma..
per quale ragione, vivere?
Forse il Tempo mi donerà l'agognata risposta.
Forse.
Quando?
Se?
PERFEZIONE SENZA FORZE (14/12/1993)
E il tempo mi crolla addosso implacabile.
E impietoso.
Nel silenzio
vengo avvolto dal rumore dell'acqua che scorre nelle tubature
come un coro angelico che
io
non vedrò mai.
I secondi
uno ad uno ad uno ad uno
mi cauterizzano il cuore
marchiandomi a fuoco
evocando la sintesi del Nulla.
Un corpo disteso sul divano,
un'anima distesa sul braciere.
E il cuore martella nei timpani,
scandendo i lunghi attimi
che mi separano dall'ennesimo scontro
con me stesso e i miei nervi,
con il mio orgoglio e le mie speranze.
Quale unico conforto,
nettare tradito dal profumo di veleno,
vado ripetendomi una litania:
'Fallisci, anche di un solo respiro, e si spalancheranno innanzi a te le fauci dell'ineluttabile rovina totale'.
Tutto sommato,
sopravvivo.
È già qualcosa.
Davvero?
GRIDO DI LIBERTÀ (14/12/1993)
La vita è un gioco a perdere:
nasci
nel dolore;
vivi
nel dolore;
e muori
nel dolore.
Infiniti affanni.
Un inconcludente girotondo di fare e disfare.
Un ipocrita gioco di ruolo fra marionette assassine,
che si azzannano vicendevolmente
(carne ed anima)
col timore di soccombere anzichè trionfare sui rivali:
cani affamati
nella frenetica disputa per il teschio di un accattone morto di stenti.
PERCHÈ,
grido al cielo,
PERCHÈ non esiste nemmeno un Dio
vindice di tanto strazio?
PERCHÈ,
persi nell'affanno di mantenere integra la conchiglia che racchiude noialtri semi-dei,
abbiamo messo in palio
assieme al corpo
perfinanco l'anima?
PERCHÈ,
già vittime di una realtà fisica ostile,
sottoponiamo alla legge della giungla persino i sentimenti più puri?
PERCHÈ,
scoprire di essere sopraffatti dal più forte
in ciò che ci rende tutti deboli?
PERCHÈ,
dover essere testimoni
ammutoliti e stupefatti
dei grumi del proprio stesso sangue,
gocciolato ancora incredulo
sul tenero muschio vivificante
che ha rivestito il cuore di pietra ferino datoci da Madre Natura? ..
DOLORE E GELO (19/12/1993)
Il Tempo cura tutte le ferite,
ma solo l'Eternità saprebbe curare il mio cuore:
brutalizzato da un male inutile,
scavato a lungo da un male evitabile,
annientato da un male insanabile.
Rannicchiato sui miei brividi,
giaccio su una sconfinata distesa artica:
lastroni di pak
puntellati all'orizzonte da iceberg accuminati e assasini.
Lame di ghiaccio sconfinato
mi aprono orrbilmente il petto.
Violacee, le labbra tacciono
paralizzate dal soffio della Morte.
Gli occhi,
spalancati:
focalizzati nella vuotezza
sopra,
intorno,
e dentro me.
Non una lacrima,
non un mormorio:
dolore perpetuo e gelo solitario
SILENCE.. (19/12/1993)
..hits and eats me
DISUMANA STASI VITALE (22/12/1993)
Abbandonato a me stesso
nella semioscurità della penombra
appassisco lentamente
come una pianta
lasciata al buio.
La notte
insonorizza i sentimenti,
rendendo sordi cuore e spirito,
permettendo unicamente
la disumana stasi vitale del corpo
NOTTE ARTICA (24/12/1993)
Vivo nella menzogna che mi racconto.
E non ci credo.
Chiuso,
in uno stress sovrumano
che in altri avrebbe da lungo partorito l'Insania.
.. È una corsa frenetica contro il tempo,
contro il sano istinto al suicidio.
Vivere
è una sottile follia
che ti solletica con carezzevoli promesse.
Vivere
è tentare di afferrare i sogni
che invece sono solo tremuli riflessi
in un mare di lacrime.
Sarebbe già qualcosa
una città senza il Natale,
senza luci maligne
nè decorazioni tentatrici:
promesse di gioia illusoria;
e solo per gli schiavi asserviti all'unico dio sopravvissuto: il denaro.
.. Il cielo della notte
ha inghiottito le sue stelle:
all'orizzonte
si delinea unicamente l'oscurità
di una perenne notte artica.
MEGLIO CH'IO TACCIA (26/12/1993)
Sempre più sovente
vengo asfissiato
dai miasmi dell'altrui stupidità.
Soffocato
dagli spurghi gassosi del meteorismo cerebrale
di perfetti idioti
incapaci di connettere più di due,
al massimo tre neuroni per volta.
Odio,
il puzzo ch'esala il fiato del disoccupato mentale.
Mi irrita i timpani,
il rumore bianco di quelle voci che farebbero meglio a segregarsi in un degno silenzio.
Pretendo vendetta,
per la melmosa fiumana di significanti espurgati da un minimo di sensato significato.
Ma il mondo pare accettare che i miei pensieri ammutoliscano,
coperti dal rumoreggiare assordante dei sordi.
Perchè rispondere?
Meglio ch'io taccia, dunque!