Anni fa mi ero messo in testa di imparare il giapponese, salvo poi scoprire che č troppo complesso per i miei gusti (tipo che esistono 32 modi per tradurre la sola parola "caro" che apre le lettere, a seconda che ci si rivolga a un uomo o a una donna, di quale etā e ceto sociale, il nostro grado di confidenza con lui/lei, il tono della lettera, eccetera :_)..
Avevo perō osservato gli ideogrammi e la loro fonetica, e come vengono impiegāti traslitterando per assonanza le parole delle lingue straniere - non diversamente da come avveniva coi geroglifici contenuti nei cartigli.
Giocandoci un po', a metterli assieme un po' come si fa con le lettere del gioco da tavola "Scarabeo", ho trovato fra le combinazioni perfettamente omofone a parole italiane la seguente: SHI - MU - NI - TO.
Mi affascinava il paradosso linguistico che un italiano avrebbe saputo il significato della parola ma non sarebbe stato in grado di leggerla, mentre un giapponese viceversa era perfettamente in grado di farlo ma per lui quella scritta non avrebbe rappresentato nulla di senso compiuto. (Cosa che per scrupolo ho verificato con una mia amica di penna giapponese - che fra l'altro č stata cosė gentile da tracciarmi in grande e in bella calligrafia i suddetti ideogrammi.)
E se fosse diventato un indumento di moda, sarebbe stato portato dai soliti boccaloni (quelli che, purchč sia di uno stilista famoso, indossano qualsiasi obbrobrio).. e sarebbe stato alquanto spassoso che ne scoprissero il significato vedendosi additare ad esempio da turisti giapponesi che domandano il significato di quella scritta. (Il boccalone direbbe "non so come si legge", il turista gliela legge, e solo a quel punto il boccalone si rende conto che lo "stilista" voleva dargli del fesso per aver seguito una moda assurda.)
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PS: vedi anche la variante successiva T-shirt idiota.